sabato 22 ottobre 2016

I FUMETTI, LA POP ART E LA MUSICA TRA GLI ANNI 1960 - 1970

Non poteva mancare il fumetto nell'espressione della POPART e, di conseguenza, la realizzazione di copertine di album. Capostipite e guru di questo movimento artistico, fu Andy Warhol. Uno studio al quinto piano di un palazzo newyorkese, al 231 East 47th Street, tra il 1962 e il 1968 fu il cuore pulsante di una vera e propria rivoluzione artistica, guidata da un genio. Era The Factory, la "fabbrica", il luogo in cui Andy Warhol creava la magia: nato come punto di ritrovo per artisti, vi orbitarono numerosi personaggi, un vero e proprio entourage per Warhol, che lavorava giorno e notte ai suoi dipinti. Alla Factory vennero create le famose serigrafie, ma non solo: le persone di cui dicevamo prima aiutavano l'artista a creare i suoi dipinti, ma recitavano anche nei suoi film, e, nel cosiddetto "tempo libero"  venivano date feste molto frequentate. Lo studio ai tempi era noto anche come "Silver Factory" perché era stato decorato dal fotografo Billy Name con stagnola e vernice argentata, e gli anni passati alla Factory diventarono noti anche come l'Età d'Argento, non solo per il colore del luogo, ma anche per lo stile di vita che si conduceva al suo interno (la stagnola è un riferimento all'uso di droghe). Warhol usava la Factory anche come laboratorio per produrre, chiamiamolo così, merchandising e opere su commissione. Qui creò la copertina del disco di debutto dei Velvet Underground di Lou Reed "The Velvet Underground & Nico", l'iconica banana gialla (che poteva essere pelata, rivelando una 'sorpresa'). Tra l'altro Andy incluse la band, che faceva le prove proprio nello studio, in uno spettacolo che univa arte, rock, immagini, film e ballerini: "Exploding Plastic Inevitable". Nel 1968 Andy spostò la Factory al sesto piano del Decker Building (33 Union Square West), vicino al celebre locale Max's Kansas City. Una curiosità: al di là della 'Factory' originale, anche gli altri studi in cui l'artista ha lavorato hanno portato lo stesso nome. Purtroppo oggi l'edificio che ospitava la Factory non esiste più, ma questo studio resterà per sempre nella leggenda. Qui sotto, riportiamo una serie di cover di album, più o meno famosi, che si rifanno alla POP ART, ma, sopratutto, ed è quello che ci interessa, al fumetto.

Pino Antonelli
 
The Velvet Underground & Nico


Artista: The Mothers of Invention
Titolo: WeaselsRipped My Flesh
Illustratore: Neon Park - 1970


Artista: Big Brother & The Holding Co.
Titolo: Cheap Trills
Illustratore: R. Crumb - 1968

Artisti vari, Titoli vari
Illustratori: John Pruitt, David Antsey, Neal Adams, Keith Davis, Neon Park, Glenn Ross, Jim Fitzpatrick,
Andrew Butcher, Plastoc Dogs Graphics, Chris Frayne
anni: 1971 - 1975

Artista: Quicksilver Messenger Service a The Avalon Ballroom
Illustratore: Rick Griffin - 1970

Artisti: Vari, Titoli vari
Illustratori: Paul Gruwell
anni: 1960 - 1967

Artisti: sx. Beans
Titolo: Beans
Illustratore: John Van Hamersveld - 1972
Artisti: dx.Jimmy McGriff
Titolo: Black Pearl
Illustratore: John Van Hamersveld - 1972

Warner Brothers Music Show - 1971


Titolo: Aragon Ballroom
Illustratore: Jayzey Lynch - 1970



giovedì 20 ottobre 2016

I RUMORI ED I SUONI ONOMATOPEICI - STUDIARE PARTE SECONDA

I RUMORI ED I SUONI ONOMATOPEICI

I suoni e i rumori cosiddetti onomatopeici, vengono rappresentati nei fumetti cartacei, in modo grafico. Nei comics pubblicati nel web, si possono aggiungere animazioni, suoni e rumori, sconfinando nel territorio del cartone animato. Qui sotto, un elenco dei suoni e rumori più rappresentati nel fumetto.



STUDIARE PER CONOSCERE (parte seconda)
Tanto su Internet si trova di tutto, l'abbiamo già scritto nel post precedente ed anche in questo caso, è vero. Video Youtube, blog più o meno qualificati, siti internet specializzati e corsi, tanti corsi, perlopiù finanziati con soldi pubblici e che spesso, promettono successo ed illusioni. Il mercato dell'editoria è in crisi ed è davvero difficile fare del mestiere del fumettista, un vero e proprio lavoro. ma si può anche fare per passione oppure, tentare, magari qualche editore (specialmente straniero) ancora è disposto a far lavorare un giovane dotato. Per quello che ci riguarda, alla fine ciò che conta è STUDIARE e, a tale scopo, chi scrive preferisce ancora un buon libro. Qui sotto pubblico un'immagine di alcuni testi in mio possesso che consiglio (la maggior parte ancora si trovano in vendita, magari in rete). per qualunque informazione, potete scrivermi, cercherò di rispondere a tutti. In ogni caso, seguiteci, diventate nostri followers, non ve ne pentirete!


martedì 18 ottobre 2016

GIOVANI AUTORI: DAVID FERRACCI - STUDIARE PER CONOSCERE

L'AUTORE

Uscito dall'Istituto d'Arte, David Ferracci comincia a lavorare in vari studi di grafica pubblicitaria. Frequenta la Scuola Internazionale di Comics proseguendo, così, il suo percorso nel mondo del Fumetto. Attualmente collabora con la rivista Terrenostre come illustratore, grafico e tecnico del montaggio video. Disegna per la serie Dead Blood edita da Noise Press e su Mostri edito da Bugs Comics. E possiede una cassettiera per tutti i sogni che vuole realizzare. A Lucca sarà presente presso gli stand delle due case editrici per dedicare e disegnare le copie di Dead Blood #3 e Mostri #4 per cui ha disegnato delle storie all'interno.


David al lavoro e due sue tavole tratte da Dead Blood e Mostri


INTERVISTA BREVE

D- Immagino che il disegno sia stata la tua passione sin da bambino. Quando hai capito che sarebbe diventata la tua professione?
R- Quella del disegno è sempre stata una costante da quando ero piccolo, non ho memoria lucida dell'origine. Diciamo che posso risalire a quando avevo 4 anni circa, quando cominciavo a disegnare i primi elefanti di profilo con un occhio solo invece che due come tutti i bambini sani di mente.Appena appresi i primi rudimenti della lettura mio nonno inaugurò l'appuntamento del mercoledì comprandomi Topolino. Cominciavo così a prendere carta e bic e ricopiare i personaggi più disastrati, come Paperino per esempio, e devo dire che con Topolino non ho appreso solo a disegnare ma anche a scrivere, diciamo che ha arricchito a modo suo il mio vocabolario. Poi ovviamente casa di mio nonno era sempre piena di Tex, Zagor e Dylan Dog. Siamo tutti un po' figli del bianco e nero.

D- Consiglieresti ad un giovane di oggi, di intraprendere la strada dell'illustrazione e del fumetto?
R- Beh mi stai offendendo così hehehe... Il giovane in questione sono io. Due anni fa ho cominciato a propormi alle case editrici durante le fiere del fumetto e ho all'attivo 4 pubblicazioni con Noise Press e Bugs Comics. Sicuramente consiglierei di intraprendere la professione a tutti coloro che sentono di doversi esprimere attraverso la narrazione visiva, con tutti i sacrifici del caso.

D- Quali difficoltà riscontri nella tua attività, con l'editoria italiana?
R- Come dicevo prima, data la mia recente attività nell'ambiente, non ho ancora assaporato tutto lo spettro cromatico diciamo. Una cosa che mi ha colpito è la lentezza nell'evoluzione e nell'aggiornamento. Siamo ancora ancorati a vecchi modi di concepire il prodotto finito...e ti parla uno che la vecchia scuola ce l'ha sempre sulla scrivania, ma non è questo il punto. Ti parlo di innovazione nella tecnologia come mezzo di fruizione. Ovviamente il discorso è a doppio senso di marcia, riguarda sia l'editoria che i fruitori, è un Uroboro. Quello che all'estero è uno starting pack qui sembra faticare ad entrare. Comunque tutto ciò sta cominciando a farsi sentire oggi e sono felice, soprattutto nelle piccole case editrici che prestano parecchia attenzione alla cura del prodotto sia cartaceo che digitale. Soprattutto vedere reparti interi dedicati al fumetto.

D- Puoi descriverci brevemente, le tecniche che usi? Digitale, tradizionale o entrambi?
R- Dipende dal tipo di storia che tratto. Posso riassumere il mio approccio così: Essendo in una fase "additiva" non mi piace limitare le mie tavole alla sola tecnica a china tradizionale, ma rifinire il tutto in digitale. Questo sia per esigenze di ricerca stilistica che di tempo di realizzazione. Non ho problemi nell'usare qualsiasi tipo di strumento con qualsiasi tecnica dalla più grafica e sintetica alla più pittorica, soprattutto nell'illustrazione dove mi sento più libero.

STUDIARE PER CONOSCERE

Tanto su Internet si trova di tutto, c'è anche Wikipedia, se uno si vuole informare. Vero. ma è anche vero che non si può "studiare" solo con internet; spesso, chi scrive è superficiale, poco documentato e, a meno che non si vogliano spendere soldi per acquistare libri, siano cartacei che digitali, è difficile approfondire davvero un argomento. Il vantaggio di seguire siti specializzati o blog (come questo :)), è che c'è qualcuno che studia per noi e diffonde le proprie conoscenze e la propria passione. E' quello che tentiamo di fare con questo blog. Seguiteci se siete appassionati o interessati e diffondetelo; più saremo e più chi ci lavora, sarà stimolato a proseguire.

Alcuni testi, alcuni datati, sui quali ci documentiamo.







lunedì 17 ottobre 2016

UN(a) BRECCIA NELLA ROCCA DI SPOLETO

C'è ancora tempo, fino al 29 ottobre, per visitare la mostra di Enrique Breccia e il suo TEXONE presso la Rocca albornoziana di Spoleto. Nel video, la nostra piccola escursione per chi non ha potuto o non può visitarla. Chi è Enrique Breccia?
Enrique Breccia nasce a Buenos Aires (Argentina) nel 1945. Figlio del grande Alberto Breccia, esordisce illustrando insieme a lui la "Vida del Che" (1968), su testi di Héctor G. Oesterheld. Nel 1972, collabora con l'inglese Fleetwaydisegnando "Spy13" sotto pseudonimo, e con le riviste "Linus" e "Alter Linus", dove pubblica storie belliche di cui cura anche la sceneggiatura. Dal 1976, lavora su storie di Carlos Trillo ("El Buen Dios", "Alvar Mayor", "Robin delle stelle", "Marco Mandrillo"); nel 1983, illustra "Ibâfiez", scritto da Robin Wood. Come autore completo, ha adattato molti classici della letteratura e creato capolavori quali "Il collezionista di sogni" e "Il cacciatore del tempo". Dal 2000, inizia a collaborare con le Case editrici statunitensi Marvel e DC Comics, e, dal 2011, con la francese Delcourt ("Le Sentinelle"). Attualmente, vive a Spoleto.



ALBERTO BRECCIA (Montevideo, 15 aprile 1919 – Buenos Aires, 10 novembre 1993). Disegnatore uruguaiano nato nel 1919 a Montevideo e trasferitosi successivamente in Argentina. Nel 1936 Breccia cominciò a lavorare nel campo del fumetto collaborando con alcuni periodici di Buenos Aires e realizzando un certo numero di personaggi a fumetti dei quali, circostanzialmente a questo periodo giovanile, solo uno, Mufa, un Detective Oriental (1936) riscosse un certo gradimento. Nel 1941 Breccia si trasferì in Brasile per poi ritornare a Buenos Aires dove realizzò Vito Nervio dal 1947 al 1959. Nello stesso periodo diede vita anche ad El Vengador (Il vendicatore), pubblicato sul periodico El Gorrion ed a Jean de la Martinica apparso sulle pagine di Patoruzito. Alcuni suoi lavori comprendono La Ejecucion realizzata, per i testi, da Hector Oesterheld, soggettista di ulteriori creazioni di Breccia quali Richard Long, Pancho Lopez, pubblicati entrambi in riviste che avevano lo stesso nome di testata, e Sherlock Time che Breccia realizzò nel 1958 per il periodico Frontera. Con quest'ultimo personaggio l'autore ha iniziato il suo ciclo stilistico più ambizioso e complesso, ristrutturando il suo disegno sia nei tagli che nelle ambientazioni. Nel 1960 Breccia iniziò un lungo viaggio attraverso l'Europa ed in tale periodo, grazie a contatti fornitigli da Hugo Pratt,  stipulò un contratto con la Fleetway Publications di Londra con la quale ha collaborato per la realizzazione di molte storie e personaggi. Nel 1962 Breccia tornò in Argentina e nello stesso anno, creò Mort CinderNel 1968 si assunse il compito di realizzare graficamente El Eternauta e contemporaneamente, realizzò una personalissima opera, La Vida del Che (La vita di Che-Guevara), che venne sottoposta ai rigori ed ai tagli della censura. Trascorse gli ultimi anni della sua vita dedicandosi ad un progetto cui pensava da anni, la trasposizione in immagini delle controverse storie di Lovecraft, Los Mitos de Cthulhu (I miti di Cthulhu).
Alberto Breccia