venerdì 7 ottobre 2016

LA TECNICA: La penna e il pennello - L'AUTORE: Luciano Bernasconi

L'AUTORE

Luciano Bernasconi

Luciano Bernasconi, (alias: Lube,Saint Germain), nasce a Roma. Dopo un soggiorno in Brasile, dove disegna per delle testate pubblicitarie, torna in Italia e dal 1959 al 1964 prepara le tavole a matita per Carlo Cedroni, disegnatore dell’agenzia romana Barbato-Mancini, che si occupa della produzione a fumetti per l’editrice Lug di Lione. Nello stesso priodo ha anche saltuarie collaborazioni, sempre per le matite con Alberto Giolitti, Ruggero Giovannini, Gino Guida, Nevio Zeccara. Nel 1966 inizia la collaborazione eseguendo sia matite che chine, per la testata Attak, per le Edizioni Europer di Roma. Nel 1967 lega il suo nome alla serie Pappagone, ideata e sceneggiata da Luigi de Filippo e la serie successiva Ciccio e Franco. Per la stessa casa editrice, la Gallo Rosso di Roma, disegna alcuni fascicoli della Donna Invisibile, più varie illustrazioni. Nel 1968 disegna tre albi dell’Intrepido per l’Editrice Universo. Nel 1969 inizia la collaborazione, tramite l’Agenzia Martini-Maffi di Milano, con le Editions Lug, realizzando le serie Wampus e Bob Lance, alcuni episodi dei quali sono stati editi anche in Italia. Nel 1970 ha inizio il rapporto diretto con l’Editrice Francese, che durerà fino alla chiusura della stessa. Per la Francia,oltre a Wampus e Bob Lance, realizza vari personaggi, L’Autre, Kabur, Waki, Le gladiateur de bronze, Bob Flay, L’ami Barry, Jeff Sullivan, Billy Boyd, Phenix, Kit Kappa, Starlok e alcuni episodi della serie Baby Bang oltre a due episodi del Grande Blek, più alcune storie singole. Nel 1978 inizia anche a lavorare per la testata Il Giornalino della Società San Paolo,per cui esegue storie brevi che spaziano dal costume alla fantascienza. Nello stesso anno collabora anche con La Edifumetto, sempre di Milano, per la quale realizza storie di genere:erotico, collaborazione che dura sino alla chiusura della casa editrice creata da Renzo Barbieri. Nel 1983 è invitato a partecipare al “fumetto dell’estate”, Welcome to Rome, su sceneggiatura di Dal Prà, da un’idea dell’assessore al turismo Nicolini. Fa parte dei 40 disegnatori che si alternano alla realizzazione della storia, pubblicata a puntate sul quotidiano Il Messaggero. Nel 1989 collabora con la Blue Press di Roma, sempre nel genere erotico. Nel 1990 si alterna tra la Edifumetto, l’Intrepido e alcune matite per Gordon Linch e Tex, con inchiostri di Della Monica. Tra il 1993 e il 1995 esegue varie storie, tra cui un’avventura di Sherlock Holmes (inedito) per la rivista Crimen. Per l’Editrice Fenix di Roma, illustra la versione a fumetti del romanzo erotico Gamiani. Nell’estate del 1995 riprende la collaborazione con l’Intrepido, disegnando due storie western di Dal Prà e alcuni episodi della serie I Custodi. Negli anni successivi dipinge e alterna disegni per privati, specializzandosi in illustrazioni erotiche, alternando poi alcune copertine di Tex per l’Editrice Semic di Parigi. Bernasconi ha eseguito una versione di Tarocchi del ‘500, in versione normale ed erotica, e i segni dello Zodiaco. Bernasconi è citato nell’enciclopedia del fumetto di Graziano Origa del 1977 e su foto di famiglia di Gianni Bono sul numero 172 di Tex. Alcune citazioni sono apparse anche su Diva, della Glittering Images e pubblicazioni francesi tra cui Le Collectionneur de Bandes Dessinè. In occasione del Festival di Angouleme del 2001 è uscito un suo “portfolio” sulla rivista Inedit e sul primo numero di Fantask.

INTERVISTA BREVE

D- Immagino che il disegno sia stata la tua passione sin da bambino. Quando hai capito che sarebbe diventata la tua professione?
R- A 18 anni,quando vivevo a casa di Gino Guida e l'aiutavo con le matite.

D- Consiglieresti ad un giovane di oggi, di intraprendere la strada dell'illustrazione e del fumetto?
R- La strada dell'illustrazione forse,del fumetto no... ci sono troppe incognite.

D- Quali difficoltà riscontri nella tua attività, con l'editoria italiana?
R- Nessuna particolare difficoltà.

D- Puoi descriverci brevemente, le tecniche che usi? Digitale, tradizionale o entrambi?
R- tecnica tradizionale, matita, rapidograph, china e pennelli.


TECNICA

La penna ed il pennello


La tecnica della penna a inchiostro, in particolare per la scrittura, è antichissima. Già gli egizi usavano stiletti intagliati da giunchi marini, che intingevano in un liquido nero. Tuttavia, la produzione industriale dell'inchiostro di china risale solo al XIX. La caratteristica principale di un disegno eseguito a penna o pennello, quella che conferisce dignità artistica, è di non ammettere correzioni o incertezze. Molto sinteticamente, elenchiamo i consigli più utili per chi usa la penna, per di fumetti in particolare:
A) Eseguire, con la penna che si userà d'ora in avanti, qualche esercizio preparatorio.
B) Evitare inizialmente soggetti complessi, eseguire solo abbozzi veloci, senza alcuna traccia a matita. Quest'esercizio serve per addestrare la mano, ma anche la penna, nel modo più istintivo. 
C) Per eseguire il disegno finito è necessaria "la matita", cioè lo studio iniziale, anche particolareggiato, della scena completa, che a questo punto si "passerà" a penna.
D) Alcuni consigliano per i tentativi iniziali l'uso di penne dal tratto uniforme (i diversi tipi di "rapidograph"), a cartucce ricaricabili. Il vostro interlocutore non è affatto d'accordo. Se ve le hanno regalate, sperando di semplificarvi la vita, buttatele nella spazzatura. Anche il pennino più "legato" possiede una sua dinamica: è la vostra mano che gliela trasmette. Dovete abituarvi a regolare la pressione della mano, per attribuire al segno eseguito a penna una certa "sensibilità" che diventa interpretazione della forma e anche "calligrafia" dell'autore. "Calligrafia" dell'autore, non linearità stabilite allo 0,1 oppure 0,2 etc. dalle case produttrici di penne uniformi. Tutt'al più l'utilizzo del tratto uniforme sarà destinato allo sfondo, a un ambiente geometricamente composto che, proprio per questo motivo, assume una certa suggestione di rigore architettonico. In definitiva la penna migliore sarà non pesante, neppure fantasmatica al sostegno, abbastanza grande da poterla impugnare, sentendola cosi adatta alle proprie dita, e con un pennino di acciaio morbido.
E) All'inizio può essere utile riportare la traccia a matita su un foglio di carta trasparente, la cosiddetta "carta da ingegnere". Quella traccia, se ben riuscita, è preziosa e una scarsa esperienza nell'uso della penna potrebbe rovinarla, costringendovi a ripeterla. Completerete il lavoro sul foglio trasparente, se il disegno vi sembrerà riuscito, altrimenti ne rifarete un altro, utilizzando la stessa traccia.
F) Consigliare specifiche marche di penne e pennini può servire solo a creare ulteriori difficoltà. Molti rivenditori sono, per esempio, sprovvisti delle migliori marche, tutte straniere. Il "Gillot" inglese si trova difficilmente e di contrabbando, e anche "Branse" (made in Germany) arriva solo attraverso canali "misteriosi". Oggi però, cìoè il web dove si trova di tutto. È utile comunque tener presente che la numerazione delle penne è analoga a quella delle matite: una scala dalla più malleabile alla più rigida.
La penna non è l'unico mezzo per la stesura di un inchiostro. Possiamo usare anche il pennello, differente in grandezza, ma sempre molto sottile in punta. Caratteristica del pennello per il disegno (diverso da quello usato per la stesura su vaste aree colorate) è infatti che, se bagnato e strofinato molto leggermente sul bordo del contenitore dell'inchiostro, forma una punta sottile in grado di eseguire un tratto equivalente a quello lasciato da una penna molto appuntita.  D'altra parte, il segno del pennello è caratterizzato da una sensibile modulazione in spessore, a volte anche da variazioni di tono nello stesso tratto, che conferiscono al disegno suggestione formale e risonanza di chiaroscuro. Rispetto alla penna il pennello offre, dunque, alcuni vantaggi. La maggior morbidezza del segno, come abbiamo già accennato, consente una maggior  "rilevanza" del tratto, dovuto a una minima pressione della mano, rispetto all'esecuzione a penna e quindi realizzare segni di diversa consistenza, soprattutto quando il pennello è usato "di taglio", invece che di punta. I valori di grandezza del pennello, in genere da zero-zero a dodici per quelli a pelo di martora, sono direttamente proporzionati alla sottigliezza della punta. Combinando diversi pennelli possiamo ottenere segni sottili, ma anche zone abbastanza larghe in nero quasi pieno. La rapidità d'esecuzione è una caratteristica del pennello, utile proprio al disegnatore di fumetti. Sopra una traccia a matita, in questo caso abbastanza dettagliata, possiamo "passare" velocemente l'inchiostro con diversi tipi di pennello, anche "alleggerendo" molti particolari. 
Infatti la rapidità con cui passiamo da un tratto sottile a uno molto più largo, caratterizza per freschezza e ariosità l'esecuzione a pennello. Ovviamente questa è la difficoltà del medium: saper armonizzare le linearità di contorno e di un'individuazione formale, spesso molto sottili, con gli spazi lasciati in bianco e, in opposizione con le zone in ombra, segnate con il nero pieno. Un piccolo suggerimento: è intuitivo che il tratteggio eseguito a penna ha lo stesso valore formale della macchia nera a pennello, ma quest'ultima, se compatta, avrà la stessa leggerezza della prima. Quindi conviene nelle zone d'ombra "sgranare" la pennellata, cioè lasciare con un certo criterio qualche spazio bianco. In tal modo anche la zona d'ombra sembrerà risuonare di un qualche riverbero luminoso. La penna, paragone al pennello, può avere un segno "sensibile", ma di tono pressoché uniforme. Il pennello invece, oltre a un tratto assai modulato a seconda della quantità d'inchiostro che trattiene la punta, può anche stemperare il suo segno in sottili passaggi proprio nel contatto carta-setole più o meno bagnate d'inchiostro. Non senza ragione si dice che il pennello ha un segno "vellutato". Proprio nel disegno di un fumetto destinato alla stampa, queste caratteristiche del pennello risultano interessanti. Non tutti i valori di tratto e passaggio zonale saranno colti appieno nella riproduzione, ma la suggestione di questo medium renderà più viva e immediata l'immagine. I migliori pennelli, e i più costosi, sono in pelo di martora. Molti disegnatori prediligono, a ragione, la casa Windsor e NewtonTanto per intenderci sulla scelta del pennello adatto, fissiamo qualche proporzione: una tavola di 26x34 cm (formato originale, si capisce) avrà una visualizzazione adeguata con un pennello n. 2 o 3, per quanto riguarda le linearità di contorno o di precisione formale.
Alcuni tipi di pennini e pennelli


lunedì 3 ottobre 2016

LA TECNICA: La matita - Il Personaggio del giorno: FANTOMAS

TECNICA
La matita

È lo strumento apparentemente più semplice per disegnare: un sottile bastoncino di grafite (carbone allo stato elementare e compresso), costituisce la parte centrale di un rivestimento in legno, noto in questa veste solo dall'inizio del XIX secolo. Prima erano impiegati mezzi equivalenti, come il carbone stesso, cannelli porta-grafite o sanguigna. L'uso della matita dà il suo nome alla tecnica d'esecuzione del lavoro, utilizzata sia per rapidi schizzi, sia per opere di estrema complessità e precisione visuale. In genere, il disegnatore a fumetti se ne avvale per l'abbozzo della pagina, che in seguito'passerà" a inchiostro. Ricordiamoci l'essenziale: la matita può essere usata per individuare il contorno di una figura e per definire il chiaroscuro. In altre circostanze questi due aspetti hanno un grande valore formale ed espressivo, ma per il disegnatore di fumetti equivalgono solo a un momento di studio, poiché in seguito l'esecuzione a matita verrà cancellata. Importante è quindi, scegliere la durezza della matita in rapporto alla grana della carta. Per un disegno che ha l'ambizione di essere "opera finita" questa reciproca sinergia è frutto di molti aspetti suggestivi e affascinanti, ma l'abbozzo di un fumetto deve tener conto soltanto della naturale pressione della mano del disegnatore che impugna la matita. Quanto più la mina è dura (H, 2H, 3H, etc.), tanto più fine e netto sarà il tratto; ma anche "l'inciso" sulla carta, perché istintivamente tendiamo alla sua maggior visibilità. Una mina molto dura segnerà definitivamente il supporto (la carta) e la sua cancellazione sarà quasi impossibile. Al contrario una mina morbida (B, 2B, 3B, etc.) lascia un segno consistente, ma dopo qualche tratto il risultato sarà grossolano, pesante e per nulla adatto alla visualizzazione del particolare. Insistendo, il disegnatore stesso capirà poco della sua traccia a matita, senza dire che anche la cancellazione finale, a volte, può sporcare irrimediabilmente il foglio. In genere il disegnatore di fumetti userà la mina media HB, anche H 0 B, ma non 2B, 2H, etc.  La matita serve anche per dare il 'chiaroscuro" a una forma, cioè per definire le parti in ombra, che in questo modo suggeriscono il rilievo volumetrico. Il fumettista, per sua sensibilità, può eseguire una precisa ricerca del rapporto chiaro-oscuro, secondo l'incidenza della luce, ma soltanto con un tratteggio parallelo, eventualmente incrociato nei punti più oscuri. A questo punto il suo compito è di definire ed equilibrare le aree che in seguito saranno lasciate bianche, in contrasto con il nero pieno. In definitiva, l'uso della matita nel fumetto è pratico e veloce. Le forme sono disegnate spesso solo per semplici figure geometriche, a cui successivamente è aggiunto qualche dettaglio di riferimento. La possibilità di cancellazione è fondamentale per tentare nuove soluzioni. Il chiaroscuro è visualizzato come brusco passaggio tonale, che stabilisce solo con qualche segno di riferimento, i punti più oscuri.

Alcuni esempi di matite, tradizionali e portamine.


IL PERSONAGGIO DI OGGI

FANTOMAS (Messico)

Versione fumettata del celebre personaggio della letteratura francese creato da Pierre Souvestre e Marcel Allain, realimta dal disegnatore Rubén Lara Romero e da suo fratello Jorge, su iniziativa di Alfredo Cardona Pena, della Editorial Novaro. Il primo albo di apparve il IO Marzo 1966 nel n. 103 della serie "Tesoro de Clasicos", una serie di albi a colori che avevano lo stesso identico formato di quelli tipici americani con l'unica differenza che autori e disegnatori erano messicani. Questa prima versione era assai convenzionale e seguiva passo passo una precedente edizione realizzata nel 1936-37 da Alfredo Valdés, per la rivista messicana Paquin. L'abito indossato da Fantomas venne ricalcato sulla falsa riga di quello che apparve sulla copertina della prima edizione francese: frac, cilindro, mantello, bastone da passeggio e guanti bianchi. Lo stile grafico di Lara Romero sintonizzava a meraviglia con le illustrazioni dei romanzi e quindi traduceva lo spirito reale del personaggio e delle situazioni. Fantomas venne proposto in una serie di episodi, sino al 1969 quando il successo ottenuto spinse l'editore a pubblicare un albo quindicinale intitolato al personaggio, anche questa edizione riscosse un favore generale e venne cosi organizzato un gruppo di collaboratori che assicurasse la continuità della pubblicazione. Da quel momento, Cardona Pena ha supervisionato i soggetti scritti da Guillermo Mendizabal e, quando nel 1969 quest'ultimo abbandonò il gruppo, Cardona Pena continuò a scrivere i soggetti aiutato da alcuni assistenti. I disegni erano firmati "Equipo Estudio Ribens", ovvero da un gruppo formato da José S. Reyna, Fermin Marquez ed Augustin Martinez, che si occupavano delle matite e Carlos Hernandez e Jorge Lara, passatori a china. In questa seconda versione, Fantomas venne mutato sia dal punto di vista caratteriale che fisionomico: divenne infatti un giovane atletico, pieno di vitalità, che portava una maschera bianca che gli lasciava liberi solo gli occhi e le orecchie. La sua attività, tesa comunque al crimine, aveva come scopo finale manifestazioni prettamente altruistiche ed egli si dichiarava sostenitore della fratellanza universale e del progresso, tanto che egli usava tutti i mezzi fornitigli dalla scienza moderna, in ciò aiutato dal Professor Semo e da un esercito di agenti segreti. Fantomas ha conosciuto nel 1941 un precedente adattamento sul settimanale francese Gavroche, che uscì per brevissimo tempo.


domenica 2 ottobre 2016

INTRODUZIONE

Uff! L'ennesimo blog sui fumetti! Vero!
Però se vi piace un piatto di pasta, una volta lo fa nonna, una la mamma, una la moglie/marito o la compagna/compagno, o si degusta in uno dei migliaia di ristoranti in giro, comunque sia, anche se sempre di pasta si tratta, ognuno la fa a modo suo no? Ecco perché abbiamo intenzione di servirvi il nostro primo piatto di nuvolette.




Con cosa prepareremo questo piatto ogni volta diverso? Ritorniamo al concetto di pasta che è l'ingrediente di base; cercheremo di condirlo ogni volta in maniera diversa: consigli tecnici, storia e personaggi del nostro mondo preferito, quello dei fumetti, link utili, immagini, video... Insomma, assaggiate e se poi vi piace, sarete i benvenuti e tutto questo, senza neanche pagare il conto!

Pino Antonelli



TECNICA
Trattandosi del primo post di questo nuovo blog, ci limitiamo ad osservare alcuni principi di base che svilupperemo in seguito. Il primo tema che ci viene in testa (la prima nuvola!), riguarda la diatriba tra i metodi di lavoro dei disegnatori ed artisti del fumetto: matite, china, carta e gomma (insomma, pennini, pennelli, pennarelli, ecc.), o digitale quindi, computer, tablet, tavolette grafiche, ecc.? Ovviamente, ognuno sceglie le tecniche che preferisce, c'è chi le usa entrambe; il metodo tradizionale comincia a risultare un poco più difficile per la difficoltà nel reperire i materiali: pennini, china e cartoncino di qualità, sembrano quasi spariti dalle cancellerie, è più facile trovarle in rete e comprarle direttamente via web. D'altro canto, la tavola finita, resta come opera, può acquistare un valore singolo in futuro ed è affascinante in ogni caso, osservare il tratto, con tutti i difetti del caso, di ogni singolo artista. Con la tecnologia digitale invece, l'ammortamento dei costi è più rapido, la produzione in massa è facilitata e gli errori si correggono immediatamente; inoltre, non ci si sporca, si occupa relativamente poco spazio e il materiale prodotto è già pronto per l'uso tipografico e facilmente inviabile via web. Si tratta di scelte personali. Le differenze però, ricordano un po' quello che si prova ad osservare un quadro in una mostra o un poster con la riproduzione dello stesso. Se ne può discutere, questo è il posto giusto amici fumettari!


IL PERSONAGGIO DI OGGI

THE ETERNALS (Stati Uniti)
The Eternals


Serie creata nel 1976 da Jack Kirby che ne ha curato personalmente sia il disegno che i testi, ed apparsa per la prima volta nel luglio 1976, con ritmo mensile. Gli Eternals sono esseri con poteri sovrannaturali che hanno abitato il nostro pianeta milioni d'anni fa. Praticamente sono degli Dei, che presa una scimmia, dopo averla sotto posta ad azione chimica-cosmica l'hanno fatta divenire progenitrice di tre nuove specie viventi. Il Mutante, un folle distruttore sempre in trasformazione orrenda crudele, smanioso di distruzione, vive di preferenza nelle viscere della terra. L'Umano, sviluppatosi in modo equilibrato e funzionale, ha in sé il potere di distruggere ma anche di operare nella pace e gli Eterni, semidei, poco numerosi, immuni all'azione distruttiva del tempo quindi immortali, vivevano in splendido isolamento. Ma tre archeologi scoprono sotto gli altipiani delle Ande la camera degli Dei! E qui scatta il meccanismo che dà inizio ad una serie di sconvolgenti avventure che coinvolgono le tre specie e gli esseri celesti. Avventure ben condensate e superbamente rese da Jack Kirby con l'aiuto della china di John Verpoorten. Gli Eternals rimane senza dubbio una delle opere fantascientifiche più pregevoli, dove il fattore storia-disegno si amalgama con rara maestria.


Ricordi a fumetti... 1996 - VIDEO