giovedì 15 dicembre 2016

ANCORA TRA FUMETTI E MUSICA.

L'intreccio ed il mutuo scambio tra fumetto e cinema, è dato per scontato. Un po' meno, si conoscono le commistioni tra il fumetto e la musica. In un post di qualche giorno fa, davamo indicazioni di come l'arte pop ed in particolare, il disegno a fumetti, abbiano influenzato negli anni dai 60 agli 80 del secolo passato, le illustrazioni per le copertine dei dischi e degli album. In alcuni casi invece, la musica ha influenzato il fumetto, ad esempio, pochi sanno che il famoso gruppo dei KISS, ha dato origine ad una serie con il loro nome i cui protagonisti sono gli stessi appartenenti alla band.



Per quanto riguarda il percorso inverso, vogliamo citare la "Storia del Rock a fumetti" a cura di Enzo Rizzi. Attraverso l'invenzione di un personaggio inquietante, chiamato HEAVY BONE, una sorta di serial killer, si tenta di narrare il Rock nei suoi aspetti più o meno veritieri tra lo storico ed il leggendario. Non mi voglio perdere in mezze parole, mi dispiace per il Rizzi, ma il lavoro è davvero scadente, sia per i testi che per i disegni. Ricalcando male e con approssimazione dilettantistica dalle fotografie, il risultato grafico è pesante, confuso e pressapochista. I testi sono sovrabbondanti e dimostrano che l'autore non conosce il linguaggio dei fumetti. Insomma, un'opera mal riuscita, la cui ristampa del 2013, non ha neanche dalla sua parte il prezzo, di ben 19,90 euro. Se l'idea di partenza era buona, non si può dire altrettanto della sua realizzazione. Ci aspettiamo, con ottimismo forse malriposto, revisioni del lavoro.




martedì 6 dicembre 2016

TOPOLINO ALL'INFERNO

Recentemente, è stato ripubblicato, a cura della casa editrice GIUNTI,
L'Inferno di Topolino.

Pubblicato per la prima volta nell'ottobre del 1949. Questa storia è apparsa in sei puntate su Topolino dal n. 7 al n. 12. Divenuta immediatamente un classico, è stata più volte pubblicata fino ai nostri giorni. Lo sceneggiatore è Guido Martina, un autore di profonda cultura, basti pensare che in questo fumetto tutte le didascalie sono in rima come nell'opera originale. I disegni sono di Angelo Bioletto, un artista poliedrico che si è distinto  nell'ambito della pittura e dell'animazione. Sempre ispirata all'opera di Dante è L'Inferno di Paperino, pubblicata Topolino n. 654 nel 987 e realizzata da Giulio Chierchini, coadiuvato da Massimo Marconi che ha verseggiato testi. Anche in questo tratta di due prolifici artisti Disney che hanno creato del volume, un episodio dedicato al sommo poeta intitolato Messer Papero e il Ghibellin fuggiasco, primo episodio di una saga che si sviluppa in sette puntate, realizzato da Giovan Battista Carpi e Guido Martina, e pubblicato su Topolino n. 1425 nel 1983. 
Testi Guido Martina didascalia in versi

Disegni Angelo Bioletto
Collana 1ª ed. Topolino n. 7-12
1ª edizione ottobre 1949 – marzo 1950

«Io son nomato Pippo e son poeta
Or per l'inferno ce ne andremo a spasso
Verso oscura e dolorosa meta.»

L'inferno di Topolino è la parodia Disney dell'Inferno dantesco, pubblicata sui numeri 7-12 di Topolino dall'ottobre 1949 al marzo 1950. Gli autori sono lo sceneggiatore Guido Martina e il disegnatore Angelo Bioletto; oltre che dei consueti dialoghi nei balloons, Martina è anche autore di un complesso tessuto di didascalie in versi che accompagnano per intero la storia. Si tratta di un vero "poema" in terzine dantesche (endecasillabi in rime incatenate secondo lo schema ABA BCB), sforzo che frutterà a Martina la menzione del nome nella prima vignetta, cosa eccezionale visto l'anonimato in cui lavoravano gli autori disneyani dell'epoca. L'Inferno di Topolino, oltre a essere considerata uno dei capolavori di Martina, è stata la prima Grande Parodia Disney italiana.
La storia si apre con il finale di una recita teatrale della Divina Commedia con Topolino nella parte di Dante e Pippo in quella di Virgilio. Invidioso del successo riscosso, Gambadilegno fa ipnotizzare da un complice i due nemici di sempre, i quali continuano a comportarsi come Dante e Virgilio. Dopo una sfuriata di Minni, presa da Topolino per Beatrice, Topolino e Pippo si recano in biblioteca per saperne di più su quel Dante per cui devono "soffrir tanti martìri"; alle prese con un gigantesco tomo della Commedia, i due cadono ben presto in preda al sonno, e Topolino viene catturato dal ramo di un albero dell'illustrazione (di Gustave Doré) della selva e portato all'Inferno... Qui incontra ben presto Pippo-Virgilio, e inizia la loro lunga peregrinazione alla volta della "oscura e dolorosa meta" dove pregare Satana di farli uscire dal "doloroso passo".

Il viaggio dei due è suddiviso in Canti sul modello della Commedia.

Canti I-II: il Canto I non è presente nella storia, che inizia dal secondo con la scena della selva oscura. Tuttavia il celeberrimo incipit "Nel mezzo del cammin di nostra vita" viene parodizzato nell'introduzione da "Correva l'anno tal dei tali"; inoltre la scena del sonno di Topolino e Pippo corrisponde al verso dantesco "Tanto era pien di sonno in su quel punto". Topolino, nella valle che gli ha "di paura il cor compunto", incontra subito Pippo a bordo di una vecchia bicicletta; dopo una breve spiegazione, Topolino viene incoraggiato da Pippo ("Muoviti, ribaldo!") (nell'edizione originale l'incitamento di Pippo/Virgilio era "muoviti maledetto", che poi è stato, per motivi oscuri, forse di censura, modificato in "muoviti, ribaldo", e in "muoviti, insomma" in altre edizioni) e alcuni diavoli ad intraprendere il viaggio verso il profondo Inferno.
Canto III: Topolino e Pippo non incontrano né la lupa né la lonza, ma in compenso un leone con le mansioni di vigile tenta di multarli per l'assenza di fanale e catarifrangente. Topolino si libera del leone con un gancio sinistro, e i due viandanti giungono infine alla porta dell'Inferno. Tra le iscrizioni presenti, campeggia "Tenere la sinistra: la destra è stata smarrita" che parodizza il dantesco "sì che la diritta via era smarrita". Topolino e Pippo si presentano al cospetto di Caronte, il quale tenta di allontanarli ma poi accetta di imbarcarli dopo aver saputo che sono poeti (e quindi "sempre morti di fame"), anche se Topolino si confonde presentandosi come colui che ha cantato "le donne, i cavalier, l'armi, gli amori" (al che, Pippo lo sgrida: "Per Giove, sei un ignorante: l'ha scritto Ariosto, non l'ha scritto Dante!")
Canto IV: Topolino e Pippo entrano nel limbo, in cui gli studenti si vendicano di coloro "che fanno tristi gli anni della scuola": Orazio, Platone, Cicerone, e soprattutto la personificazione dell'Aritmetica. Poi incontrano - come Dante - Omero e Giulio Cesare, ma anche la personificazione del Sofisma e della Filosofia.
Canto V: Topolino e Pippo scendono nel secondo cerchio, in cui nel salone di bellezza di Minosse vengono puniti i vanitosi che "in testa non avevano cervello/ma solo brillantina sui capelli". Nella Commedia Dante incontra - dopo Minosse - i lussuriosi (tra cui Paolo e Francesca) che volano in balìa del vento: nella storia ciò si traduce in una bufera che travolge coloro che si "davano arie".
Canto VI: I due protagonisti si ritrovano nel cerchio dei golosi, e scampano per poco a Cerbero; Pippo cade nella padella di un diavolo che lo offre a Qui, Quo, Qua a mo' di cappone. I tre fratelli, però, salvano Pippo e tornano in Terra redenti dalla buona azione. Nella Commedia e nella storia il canto si chiude con il verso "Quivi trovammo Pluto, il gran nemico".
Canto VII: Topolino e Pippo incontrano in effetti il cane Pluto, che Pippo riesce a distrarre con un osso di seppia per canarini. Come nell'Inferno, in questo canto troviamo avari e prodighi: Topolino e Pippo incontrano tra gli avari il cassiere Eli Squick, che "sol godeva udendo fare click / Nel chiudere il portello del forziere".
Canto VIII: I due "poeti" entrano - come Dante e Virgilio - nella barca di Flegias per attraversare la palude Stigia, dove sono puniti i litigiosi ("Sembra di assistere a una partita di calcio!"). Come Dante viene aggredito da Filippo Argenti, Pippo viene assalito da un professore che pretende di dargli zero in tutte le materie (la satira dell'ex-insegnante Martina contro i colleghi "che gli studenti fanno viver grami"). Scesi dalla barca, giungono alle porte della città di Dite ("Città di Dite - Riscaldamento autonomo"), ma come nell'Inferno una guardia di diavoli impedisce il passaggio. Se nel canto Nono dell'Inferno giungeva un messo del cielo ad aprire la porta, nella storia interviene Dumbo che potrebbe portare in volo Topolino e Pippo se non avesse il "serbatoio vuoto". A questo punto calano su di loro le due furie Eulalia ed Enza, che soffiano dal naso un ciclone di fiamme: Topolino le sfrutta quindi come motore a reazione legandole ai fianchi di Dumbo.
Canto IX: Topolino e Pippo sorvolano l'area degli "scoperchiati avelli" in cui, invece degli eretici, sono puniti gli iracondi che "prendevano fuoco troppo facilmente".
Canto X: Dante qui ha un battagliero colloquio con il guelfo Farinata degli Uberti; Topolino trova invece Gambadilegno, che lo sfida ad un incontro di lotta. Tale incontro prende le sembianze di un vero evento sportivo, con Cucciolo (che dovrebbe essere muto) nella parte di radiocronista. Infine, da un'arca salta fuori Paperino, che vorrebbe fuggire ma viene rinchiuso da Topolino e Pippo: scaglia quindi una maledizione ("Vi seguirò per tutto l'inferno!").
Canto XI: Saltato per sfuggire a Paperino.
Canto XII: Il Minotauro dantesco è rappresentato da Toro Seduto in motocicletta; in luogo dei centauri, poi, Topolino e Pippo incontrano I tre caballeros su un tappeto volante: Paperino, José Carioca e Panchito. Paperino continua a mostrarsi ostile, e viene congedato da Topolino con un calcione ("Guarda la virtù mia s'ell'è possente!").
Canto XIII: Analogamente alla Commedia, Topolino-Dante e Pippo-Virgilio si addentrano in una squallida selva "in cui già padre Dante aveva notate / non fronde verdi, ma di color fosco". Alberi secchi, prati polverosi, frutti velenosi rendono la selva somigliante al "Parco di Milano". Topolino e Pippo riescono a salire su un minuscolo treno in transito, ma la loro corsa termina ben presto contro un albero. I due amici vengono assaliti dalle Arpie, che inizialmente hanno le sembianze della strega di Biancaneve e poi si rivelano essere tanti Paperini inferociti. Tentando di scacciarli, Topolino stacca un ramo da una pianta, ma si accorge di aver lacerato un peccatore tramutato in albero (come Pier della Vigna). Si tratta di Cosimo, giovane cugino di Clarabella, che spiega come nella selva siano puniti i violenti contro le cose e in particolare gli studenti che danneggiavano banchi e muri. Il contrappasso consiste nell'essere usati per costruire banchi scolastici, posti in un'aula popolata di somari (invece delle cagne dantesche) e sistematicamente distrutti a calci. A interrompere la pena è l'intervento della Fata Turchina (erroneamente chiamata Biancaneve), con l'aiuto del Grillo Parlante che convince i bambini a ottemperare ai propri doveri con coscienza.
Canto XIV: Non viene citato (nella Commedia vi sono i violenti contro Dio).
Canto XV: Qui Dante incontra, tra i violenti contro la natura (i sodomiti), il vecchio maestro Brunetto Latini, con il quale ha un cordiale dialogo. Analogamente Topolino, procedendo in un deserto su cui piovono fiamme, incontra il suo vecchio maestro di scuola: egli è punito per l'aver "predicato bene" e "razzolato male". L'interpretazione delle fiamme cambia radicalmente: se nella Commedia rappresentano la passione insana, nella storia sembrano neve e in realtà sono fuoco, come i peccatori che sembrano buoni e in realtà sono malvagi.
Canto XVI: Saltato perché "contiene gli stessi peccatori del XV, e poi sappiamo già di cosa si tratta!".
Canto XVII: Dante e Virgilio scendono in Malebolge in groppa al mostro che simboleggia la frode, Gerione; Topolino e Pippo si affidano a un drago che li avverte: "Stiamo entrando nella parte più terribile di tutto l'inferno!". Al "Gran Bar di Malebolge", infatti, sono puniti i "frodatori" - tra cui Fratel Coniglietto - a mollo in un mare di pece con le sembianze di cioccolata, che richiama la pena dei barattieri del canto XXI dell'Inferno. Viene parodizzato anche l'inganno dello scaltro Ciampòlo ai danni dei diavoli nel canto XXII: Fratel Coniglietto riesce a fuggire alla pena trascinando al suo posto Compare Orso.
Da qui in poi i numeri dei canti non sono più segnalati, ma alcuni si possono ricostruire a partire da episodi corrispondenti nella Commedia.
Canti XVIII-XIX: Non presenti. Nella Commedia vi sono i ruffiani e seduttori, gli adulatori e i colpevoli di simonia.
Canto XX: Come Dante, Topolino e Pippo incontrano gli indovini (ed Eta Beta), costretti a girare come trottole con un sacco sulla testa. Curiosità: alcuni di essi sono raffigurati con delle schedine davanti a un tabellone di risultati di partite di calcio, tra cui spiccano "Venezia-Juventus 12-0", "Inter-Milan 6-1"" Internazionale e Totò-Macario 0-0".
Canti XXI-XXII: Vedi Canto XVII.
Canto XXIII: Qui Dante trova gli ipocriti, mentre Topolino e Pippo assistono alle pene dei suggeritori e degli alunni che marinavano la scuola fingendo di essere malati.
Canti XXIV-XXV: Invece dei ladri della Commedia, Topolino e Pippo trovano Ezechiele Lupo alle prese con I tre porcellini: dopo il tentativo fallito di rapirli per mangiarseli, il "re dei ladri" viene ridotto a mal partito da un'esplosione, un attacco di galline (corrispettivo dei serpenti danteschi) e un tiro di schioppo.
Canto XXVI: Il celeberrimo canto di Ulisse. I consiglieri fraudolenti, nella storia, sono i giornalisti. Topolino e Pippo incontrano Flip, l'animaletto di Eta Beta, all'avvicinarsi del quale "la verità viene a galla": e infatti i giornalisti iniziano a scrivere per terra con la lingua "Io fui bugiardo". Poco più in là i due incontrano una fiamma cornuta che racchiude (invece di Ulisse e Diomede) le due anime di Paperino: una metà buona e l'altra cattiva. Topolino e Pippo riescono a spegnere la fiamma cattiva, e così il Paperino "buono" accompagna i due amici verso la "Gelateria della Giudecca".
Canti XXVII-XXXII: Non presenti.
Canto XXXIII: Il canto del Conte Ugolino. Topolino incontra l'arbitro di calcio Ugolino, intento a rosicchiare un pallone, che gli racconta la sua fine ("Parlare e lagrimar vedrai insieme!"): egli arbitrava a Pisa "una partita / ch'avea in palio il titolo di campione", e per salvare la squadra che gli aveva dato un milione, non fischiò un rigore. Egli morì, infine, per gli accidenti lanciati dai tifosi. Ugolino dà un morso ancora più forte al pallone ("Ahi football, vituperio delle genti!") causando uno scoppio che catapulta Topolino, Pippo e Paperino verso la voragine dell'inferno più profondo.
Canto XXXIV: Dante vede Lucifero al centro del lago di Cocito intento a maciullare Giuda, Bruto e Cassio. Ne descrive la mostruosità e il cammino compiuto da lui e Virgilio sul suo corpo, salendo per un oscuro cammino a "riveder le stelle". Topolino, da parte sua, incontra lo stesso Dante che punzecchia con una gigantesca penna i "traditori massimi", cioè gli autori della storia. Essi confessano di averlo tradito scrivendo e disegnando la parodia del suo Inferno; Topolino tuttavia ferma Dante e gli fa sentire il coro dei ragazzi felici per aver letto la storia. Al grido di "Perdono!" e "Assoluzione!", Dante assolve "con la condizionale" i due autori, che lo ringraziano e promettono di non tradirlo più. Dante, infine, vedendo partire i tre pards e i due autori lascia loro il suo ultimo messaggio: se nella Commedia gridava "Ahi, serva Italia, di dolore ostello!" oggi affida al suo verso "la certezza / D'una speranza bella e pura" (si ricordi che l'Italia era appena uscita dalla Seconda Guerra Mondiale), concludendo il canto con "Il ciel per te s'accenda di fiammelle / Splendenti a rischiararti ancor la via / Sì che tu possa riveder le stelle! Dio ti protegga, Italia. Così sia!".






mercoledì 30 novembre 2016

APPUNTAMENTI FUMETTOSI 2017

Oggi indichiamo, attraverso dei link, alcuni eventi, mostre, mercati e altro, che si svolgeranno nell'anno nuovo. Consigliamo la visita dei siti specifici per eventuali variazioni, prenotazioni, approfondimenti, ecc. La scelta che abbiamo fatto, è ovviamente, personale, ma con un poco di pazienza, si scoprono decine e decine di iniziative che ruotano intorno al mondo del fumetto.








sabato 26 novembre 2016

QUANDO PAPERONE ERA UN VESCOVO

Figlio di Giovanni de' Paparonis, era discendente della ricca ed illustre famiglia romana dei Paparoni (Paparonis). Questa stirpe, da cui sul finire del sec. XII nacque il senatore romano Scotto de' Paparoni, non va confusa con quella conterranea e quasi omonima dei Papareschi da cui si distingueva anche per uso araldico. Fu nominato da papa Clemente IV vescovo della Diocesi di Foligno, diocesi che resse per 20 anni, dal 1265 al 1285. Con l'elezione al soglio pontificio di Onorio IV, Paperone divenne vescovo di Spoleto, carica che esercitò dal 1285 al 1290, anno della sua morte. Paperone de' Paperoni contribuì, nelle due città umbre di cui resse le diocesi, allo sviluppo di numerosi conventi ed edifici religiosi. 
Un'immagine del vescovo è riportata in un dipinto del 1720, a tempera su muro, che si trova presso il palazzo episcopale di Spoleto.

domenica 20 novembre 2016

I TRENT'ANNI DI DYLAN


No, non quel Dylan che non andrà a ritirare il premio Nobel. Questo Dylan, è quel successo editoriale di Bonelli (secondo solo a Tex Willer), concepito dalla mente di Tiziano Sclavi. Dylan Dog, in realtà, prima che fumetto, è stato un libro ed un film, con il nome di "Dellamorte Dellamore", che ha visto nella finzione cinematografica, Rupert Everett (che sarà il primo riferimento grafico del personaggio) e Anna Falchi. Film mediocre, ma non altrettanto il primo numero del fumetto, L'alba dei morti viventi (chiara ispirazione alla "Notte dei morti viventi", film di G. Romero del 68), che da origine al fenomeno editoriale. Apparso in edicola il 26 settembre 1986, il fumetto bonelliano compie quindi trent'anni i quali verranno raccontati attraverso l'esposizione di circa duecento rarissimi originali opera di disegnatori storici della collana e di grandi maestri del fumetto ospiti; infatti, Sottodiciotto Film Festival & Campus, in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti e con il patrocinio di Sergio Bonelli Editore, festeggia l'Indagatore dell'Incubo con una mostra che sarà aperta al pubblico dal 18 novembre al 13 dicembre 2016.

La mostra Dylan Dog 30 sarà allestita presso la Pinacoteca Albertina di Torino, nelle sale che ospitano la collezione permanente. All’esposizione e agli incontri si abbinerà sabato 10 dicembre un eccezionale momento di festa con La notte bianca di Dylan Dog, nel corso della quale la Pinacoteca Albertina resterà aperta per l’occasione fino a mezzanotte (anziché fino alle 18:00). La mostra sarà dunque visitabile anche in notturna, mentre alle 21:30 i lettori potranno incontrare in Pinacoteca un’autentica star della testata, il disegnatore Nicola Mari.

A tale proposito, accenniamo ad alcuni autori che negli anni, hanno contribuito alla fama del personaggio; ai maestri come Ferdinando Tacconi, Giovanni Freghieri, Corrado Roy, Montanari e Grassani, sono seguiti Claudio Villa, Angelo Stano, Giampiero Casertano, Corrado Roi, Carlo Ambrosini, Luigi Piccatto, Piero Dall'Agnol, Nicola Mari. Hanno dato il loro contributo autori come Attilio Micheluzzi, Lorenzo Mattotti, Enrique Breccia, Leo Ortolani, Franco Saudelli, Paolo Bacilieri, Altan, Silver, Sergio Toppi, Mike Mignola, Milo Manara.











venerdì 18 novembre 2016

AUGURI MICKEY (TOPOLINO)

La nascita di Topolino (Mickey Mouse), personaggio di statura mitica, è avvolta nella leggenda. Dicono che Walt Disney lo abbia ideato in treno, mentre tornava a Hollywood dopo l'infelice incontro con Mintz. Ovviamente, non c'è nulla che contraddica tale ipotesi. Però, si sa come vanno le leggende: nel corso degli anni una storia si deforma, si colora, si altera, perde il suo senso della realtà e prende un'aura di mito. Il sapore di leggenda si accentua, se si considera che Disney era riuscito ad addomesticare un topolino nel suo vecchio studio di Kansas City e l'aveva battezzato Mortimer. Il nome venne in seguito cambiato in quello di Mickey. Sembra che Disney stesso pensasse che Mortimer fosse un nome un po' troppo pomposo per un animaletto da cartoons e inoltre, i distributori potenziali avrebbero fatto pressione su di lui in tale senso. Ad ogni modo è quasi certo che il Topolino che fece la sua comparsa a New York City il 18 novembre 1928 fu il frutto della collaborazione di Disney e di Ub Iwerks. Probabilmente Iwerks, allora il migliore animatore del momento, diede a Topolino alcune caratteristiche essenziali. Il personaggio assomigliava vagamente a Oswald il coniglio ma Iwerks, non si sa se di sua propria iniziativa o dietro suggerimento di Walt, ne fece una figura più tozza. Pubblicato per la prima volta sotto forma di striscia da un certo numero di quotidiani il 13 Gennaio 1930, distribuito dal King Features, nasceva dalla trasposizione fumettata del personaggio di un cartone animato degli studios Walt Disney, intitolato Stemboat Willie, che aveva avuto successo nelle sale americane durante il 1929 e che aveva colpito un dirigente del King Features. Concluso l'accordo, Disney scrisse alla brava i testi in un brutto momento, riproducendo più o meno il cartone animato dell'epoca, e lo diede a disegnare a due disegnatori, Ub Iwerks e Win Smith, il quale ebbe poi un incidente, sicché il disegno passo a Floyd Gottfredson, un animatore che aveva dimostrato interesse per il fumetto.



mercoledì 16 novembre 2016

GIOVANI PROMESSE

Abbiamo avuto il piacere di conoscere a Lucca Comics, una "banda" di giovani autori e pubblichiamo volentieri sul blog, quanto ci hanno mandato. Un augurio di successo e un invito ad altri giovani ad inviarci materiale.
Pino Antonelli

Kasaobake è un progetto editoriale nato dall'esperienza pregressa di un gruppo di autori che nel primo anno di vita dell'iniziativa si è allargato a "forze fresche" ed esordienti. Le difficoltà più grandi, a livello meramente organizzativo, sono date dal sistema italiano che rende sempre complesso lo start-up di un'iniziativa. In particolare, nel settore editoriale, al di là di mere agevolazioni, la contrazione del mercato dovuta anche alla presenza di nuove forme di intrattenimento, non ha avuto di pari passo un ammodernamento di tutto l'apparato "burocratico" dietro le quinte, complicando la vita a chi vuole iniziare un'avventura di questo tipo. L'idea è quella di offrire un parco di titoli dallo stile artistico ibrido fra l'occidentale e l'orientale (sebbene i primi titoli vertano più su quest'ultimo stile), pieno di riferimenti culturali per i nati dagli anni '80 in poi, sia a livello di disegno che di storie. Non si vuole scimmiottare un particolare movimento, in quanto il vissuto degli autori è diverso rispetto a chi vive altre realtà: per questo in Kasaobake si tiene molto all'originalità che può nascere solo dalla commistione di più riferimenti. Ad esempio, uno dei titoli di punta, Ale & Cucca di Elisabetta Cifone, graficamente si rifà molto alla tradizione degli shojo manga giapponesi ma la storia è molto meno zuccherosa e ambientata nella quotidianità italiana mentre uno die titoli in uscita, La Calaca de Azucar, di Elisabetta Gatta e Kokoro Skelita; oltre uno stile grafico più euromanga presenta una storia fantastica ma dall'ambientazione poco usata, nonostante sia molto affascinante: la mitologia azteca. Come detto in avvio, è un anno che Kasaobake è attiva, nel 2017 ci aspetta un parco titoli ancora più allargato, senza trascurare gli autori già usciti, che va nella direzione di un intrattenimento fumettistico "sperimentale" ma che mancava - crediamo - sulla scena italiana.