martedì 1 novembre 2016

DIARIO (E DELIRIO) DI UNA GIORNATA A LUCCA COMICS 2016

Erano un po’ di anni che non andavamo a Lucca Comics, non ricordo quanti, ma di certo, parecchi viste le cose che sono cambiate. La parola COMICS è decisamente limitativa e non tiene conto delle innumerevoli innovazioni e cambiamenti. La presenza di tensiostrutture dedicate a videogiochi e altro, non giustifica la parola FUMETTI e basta. Chiariamoci subito: la nostra è stata davvero una toccata e fuga per riassaporare l’ambiente, ma alla fine, stanchi e desolati, siamo tornati con il proposito del “mai più!”. Troppe le cose inadatte a chi non è più giovane, troppo il giro di denaro e di affari da parte di chi organizza talvolta, senza nessun rispetto per gli utenti più disagiati. Complice il ponte dei Santi, secondo i giornali locali, le presenze a Lucca in questi giorni, hanno superato abbondantemente le 200.000. Troppe. Troppe per usufruire di una manifestazione ormai ammalata di gigantismo e niente affatto economica. Inoltre, tale massa di persone e l’ambizione di voler fare troppo, ha portato a non poter godere di niente se non di punti specifici e ricercati. Complice la giornata bellissima, migliaia di persone circolavano per il centro storico della città più o meno sbandate, alla ricerca del loro specifico interesse mischiate insieme a migliaia di maschere “cosplay” (la maggioranza davvero bruttine). Dopo aver cercato inutilmente, un parcheggio per disabili (purtroppo abbiamo questo problema), lasciata l’auto fuori le mura, ci siamo incamminati alla ricerca dei nostri centri di interesse. Risultato dalla parte opposta della città e quindi, sottoponendoci ad una notevole camminata, siamo giunti al padiglione GIGLIO, quello che effettivamente, ci interessava maggiormente. Entrando a fatica (dopo aver esibito ad una stralunata ragazza, il nostro biglietto acquistato a caro prezzo via web, e qui non si capisce perché i disabili che hanno diritto all’ingresso gratuito, non ne possono usufruire con la prenotazione in rete), facendoci largo a fatica tra la massa, abbiamo raggiunto alcuni amici al lavoro nei loro stand e cercato contatti con altri autori e produttori. Innanzitutto, un paio di rilievi puramente organizzativi: gli standisti, obbligati nei loro “loculi” dall’affitto esosissimo, non hanno la possibilità di prendersi un caffè o espletare le loro necessità, nel capannone dove lavorano e questo, è insostenibile per una fiera che si rispetti; inoltre, la massa di persone che si avvicendava davanti agli stand, costringeva spesso, a proseguire oltre per l’impossibilità di anche solo poter vedere le pubblicazioni, dato lo spazio davvero esiguo. In linea di massima, abbiamo osservato una serie di piccole iniziative da parte di giovani autori e produttori che provano ad inserirsi, a loro spese, in un mercato di fatto inesistente, sperando in un colpo di fortuna. Siamo riusciti a contattarne pochi, ma possiamo affermare che il livello qualitativo è abbastanza alto, sebbene frutto più del computer che non del pennino. In ogni caso, il nostro plauso alla tenacia e alla resistenza di questi giovani fumettisti che provano a tenere in vita questa forma d’arte. Per quanto riguarda i grandi, inutile il tentativo di accedere al padiglione PANINI, la fila cominciava dal portone della cattedrale (a pagamento anche questa, ovviamente). Proseguendo, arrivavamo al padiglione BONELLI e qui, la più grande manifestazione di spocchia e inciviltà: nonostante avessimo esibito i biglietti acquistati via web, ci veniva richiesta una ulteriore vidimazione da effettuarsi presso la stazione ferroviaria, ben distante dal luogo. Pur dimostrando i nostri certificati di invalidità, il solerte addetto all’ingresso, non ha voluto sentire ragioni per cui, abbiamo saltato senza rimpianti, il padiglione bonelliano ripromettendoci di non frequentarlo mai più in qualunque manifestazione in giro per l’Italia. Delusi e affamati, ce ne siamo andati in un ristorantino e, complice la giornata estiva, all’aperto, ci siamo gustati degli ottimi ravioli alla lucchese in uno splendido ragù, ed un paio di birre artigianali locali di grande qualità. Tutto è bene quello che finisce bene, ma come sempre, all’italiana, finisce sempre “a tarallucci e vino”. Lucca Comics, mai più.
Pino Antonelli



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