Nel fumetto il lettering è la fase in cui vengono aggiunte le parole alle parti disegnate. Consiste in tre compiti:
(1) trovare la posizione nelle vignette per le nuvolette e per quelle altre aree di contenimento (per esempio riquadri, il più delle volte di forma rettangolare) usate per ospitare testi con funzione di didascalia descrittiva o come luoghi alternativi per dialoghi o pensieri, mediante la scelta o la creazione di una specifica forma o dimensione per tali elementi grafici, corrispondenti alla funzione linguistica che essi devono svolgere nella storia;
(2) scrivere i testi verbali dentro agli elementi di contenimento sopra menzionati;
(3) disegnare e posizionare le onomatopee visive (bang!, boom! ecc.) che possono essere richieste dallo scrittore della storia.
Il Beato Angelico: Annunciazione
Senza tornare troppo indietro nel tempo (uno dei primi esempi di testo sul disegno che suggerisce il parlato, si trova su una famosa Annunciazione del Beato Angelico), con lo sviluppo della caricatura politica in Gran Bretagna, grazie a illustratori come James Gillray (1757-1815) e George Cruikshank (1792-1878), l’uso delle nuvolette di dialogo e del lettering nelle vignette satiriche e umoristiche divenne familiare al pubblico dei lettori e costituì una base sulla quale disegnatori posteriori, anche in altri paesi europei, cominciarono a miscelare illustrazioni e vari tipi di testo alfabetico. Ciò, specialmente nel caso dei primi disegnatori-narratori che si dette il caso narrassero le loro storie illustrate usando un tipo di disegno sequenziale che conteneva già alcune caratteristiche basilari del linguaggio del fumetto: costoro dotarono le loro storie per immagini di didascalie narrative e/o nuvolette di dialogo, i cui testi erano di norma scritti a mano.
Agli inizi del fumetto cioè dalla metà degli anni Novanta dell’Ottocento negli Usa, nelle grandi vignette a tutta pagina illustrate sui supplementi domenicali di alcuni quotidiani newyorkesi e più tardi nelle strisce settimanali e poi giornaliere sui giornali pubblicati in tutta la nazione – e lungo oltre tre decenni fino ai primi anni Quaranta del Novecento, il lettering il più delle volte era eseguito dai fumettisti stessi o, nel caso degli autori più produttivi e famosi, da un assistente, ma sempre all’interno di una prospettiva artigianale circoscritta alla «bottega» dell’autore o alla redazione giornalistica; fu dagli anni Quaranta, durante l’esplosione del successo degli albi a fumetti e la nascita di molte nuove case editrici che fu sviluppata negli studi e nelle agenzie di fumetti una capillare divisione del lavoro. Tra le fasi di produzione delle storie a fumetti, il lettering assunse la sua conformazione definitiva e molti professionisti del settore si specializzarono a tal punto da cominciare a lavorare esclusivamente come letteristi, guadagnando abbastanza denaro da fare del lettering dei fumetti il loro impiego principale o unico.
Per quanto riguarda le onomatopee visive, è qui che i letteristi possono divenire veri e propri illustratori e designer: le onomatopee sono spesso né più né meno di logotipi grafici, non semplici lettere che comunichino referenzialmente un suono o un rumore. Questo tipo di scrittura, come i testi dentro alle nuvolette, può essere realizzato o a mano o al computer; nel passato, prima dello sviluppo delle tecnologie digitali, non pochi calligrafi usavano molti tipi di font adesive, organizzate in fogli di carta da lucido contenenti serie di caratteri tipografici su pellicola ultrasottile di colore nero, trasferibili singolarmente per frizione/pressione (la marca più nota in tal senso era/è la Letraset); ma la maggior parte degli artisti del lettering hanno sempre preferito creare i loro personali logotipi onomatopeici, adattando stile, forma, effetti speciali, colori, agli specifici contesti. Le onomatopee visive possono descrivere un rumore o un suono come un elemento distinto della vignetta, o possono essere posizionati fra/sopra due o più vignette o, in alcune circostanze, possono essere esse stesse vignette a forma di testo, dentro le quali l’azione ha luogo: per esempio un’esplosione disegnata e descritta dentro un riquadro sagomato come la parola «boom», o casi simili nei quali o il progettista del logo onomatopeico è il disegnatore della storia o il letterista fornisce il proprio contributo creativo alla narrazione grafica. Oltre alla ricca varietà di rumori e suoni consolidati, normalmente usati dalla maggior parte degli sceneggiatori e dei letteristi, è possibile anche inventare nuove «parole» per comunicare vecchi e nuovi suoni.
Comic Life in versione desktop e tablet
Il lettering può anche consistere, perfino oggi, nella creazione di nuove forme e nuovi codici semiotici per le nuvolette. Fino agli anni Ottanta, il lettering era una fase di produzione esclusivamente manuale; con l’avanzamento delle tecnologie informatiche, tuttavia, una nuova metodologia di lettering è stata messa a punto; da allora è stato possibile acquisire digitalmente alfabeti manuali già esistenti e precedentemente usati per i fumetti, per riutilizzarli mediante un inserimento diretto in forma digitale all’interno delle tavole disegnate (e anch’esse acquisite al computer); inoltre la tecnologia ha reso possibile la progettazione di font nuove di zecca – la cui forma e il cui stile suggeriscano una creazione manuale invece che digitale – che siano, presumibilmente, caratterizzate da un’estetica adatta all’uso per i fumetti. Il lettering computerizzato può essere eseguito mediante l’uso di diversi programmi (Corel Draw, Adobe Photoshop, Inkscape) ed esistono anche dei software specifici per la creazione di nuove font per i fumetti (Comic Life, anche in versione tablet, Clip Studio Paint e Krita, quest'ultimo gratuito).
Il lettering nei fumetti ha avuto senza dubbio un profondo impatto sull’intera forma espressiva: il fumetto è un medium anche auditivo, oltre a essere visivo, precisamente grazie all’inserimento delle nuvolette, delle didascalie descrittive e dei riquadri che racchiudono pensieri e dialoghi, delle onomatopee grafiche; diverse font, i loro formati di stile, dimensione e disposizione tipografica, contribuiscono a suggerire nella mente del lettore certe atmosfere sonore o perfino voci e timbri. Per fare un esempio, Dog Kane di Kuiry alias Francesco Gaggia, utilizza un carattere che si rifà alla classica macchina da scrivere di un tempo suggerendo così, un'atmosfera in stile anni 40, atmosfera che caratterizza tutta l'opera.